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NORMA RAE Film con lo stesso punteggioFilm con lo stesso punteggioFilm con lo stesso punteggioFilm con lo stesso punteggio
  Stampa questa scheda Data della recensione: 13 marzo 1980
 
di Martin Ritt, con Sally Field, Beau Bridges (Stati Uniti, 1979)
 
Il regista Ritt Martin
Martin Ritt, ormai più vicino ai settanta che ai sessanta, ha un ruolo ben preciso nel cinema americano. Descrive la realtà, i problemi proletari, sovente quelli del Sud: un personaggio quindi piuttosto eccentrico, in una produzione che da sempre ha privilegiato i personaggi e le situazioni elitarie. Negli anni cinquanta Ritt, come Losey o come Kazan, è stato marcato in modo indelebile dal maccartismo. Come altri viene improvvisamente eliminato dal grande giro. Costretto a ritornare a quelle che erano state le sue origini, attore teatrale dei celebre Group Theater, la culla dell'Actor Studio di Strasberg, Kazan, Marlon Brando.

Per un uomo che proviene dal Sud, ed ha conosciuto sicuramente il significato delle parole razzismo o intolleranza, questa esperienza è stata determinante. Uscito dalla crisi, Ritt ritorna al cinema: ma soltanto per dirigere una serie di opere di completo conformismo hollywoodiano. Improvvisamente, nel 1967 col western HOMBRE, il risveglio: da quel momento egli si impegna progressivamente in una serie di opere nelle quali l'inserimento dell'uomo nella società diventa il tema dominante. La vita dei minatori della Pennsylvania, una trilogia dedicata alla minoranza nera, una descrizione della caccia alle streghe. Con NORMA RAE, presentato un anno fa a Cannes, Ritt descrive la nascita dei movimenti sindacalisti nel Sud. Non trent'anni fa... ma nel 1978, Grande specialista nella direzione d'attori proprio a causa delle sue origini professionali, il film rivela un'attrice forte e sensibile, Sally Field, e riesce cosi il ritratto di una donna che del femminismo sembra cogliere i fermenti più autentici. È un cinema che ai nostri occhi europei un poco smaliziati (ed abituati da anni ad estetiche socializzanti di sofisticate e talora anche ambigue fatture) potrà apparire ingenuo o schematico, impressione che come sempre il doppiaggio non attenua certamente. Ma questo cinema di Ritt, forse privo di quel genio che sempre pomposamente inseguiamo, è una ventata d'aria fresca nel cinema americano. Rappresenta l'onestà e la semplicità, sia nelle ideologie che nel linguaggio. In una scuola che ha spesso visto nel contrario le ragioni del proprio fallimento (e, anche, della propria gloria...).


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